Le «eroiche azioni» di padre Angelo Monesi per il Carmine di Modena

Autori

  • Simone Sirocchi

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/3974

Parole chiave:

Angelo Monesi, Modena, Chiesa del Carmine

Abstract

L’articolo offre un profilo biografico del frate Angelo Monesi (1577-1656) e le circostanze delle sue prestigiose committenze per il Carmine di Modena, attuale San Biagio. Il padre carmelitano, finora noto come responsabile della riqualificazione della chiesa, assume una nuova fisionomia come sovrintendente e promotore dei progetti che dagli anni Trenta del Seicento trasformarono il tempio di origine trecentesca in uno dei più alti esempi di arte barocca in terra modenese.

L’inedito carteggio del frate ha permesso di rivelare la costante partecipazione del duca Francesco I d’Este alle migliorie decorative promosse in quegli anni. L’ingerenza ducale è confermata dall’ingaggio dei quadraturisti Curti, Colonna e Mitelli, già attivi in Palazzo Ducale, per la decorazione pittorica della volta e della cappella della sagrestia del Carmine. Il ciclo, incentrato sugli episodi della vita di sant’Angelo di Sicilia, fondatore dell’ordine carmelitano e santo omonimo del committente, è la prima denuncia delle ambiziose mire artistiche del frate.

Ne offrono una testimonianza eloquente gli arredi voluti da padre Monesi per il Carmine, tra cui il monumentale set di argenti composto da sei candelieri e una croce d’altare, realizzato a Firenze dalla rinomata manifattura granducale dei Merlini, ed ora conservato presso i Musei del Duomo di Modena. L’analisi dei preziosi manufatti, volta alla loro iscrizione nel milieu dell’oreficeria dell’epoca, ha permesso di coglierne l’alto valore e l’insistita profusione dell’araldica del frate.

Le stesse insegne di famiglia tornano nel paliotto di pietre dure ora alla Galleria Estense di Modena e commissionato ai laboratori granducali fiorentini per l’altare della sagrestia. Questo alto capolavoro, pressoché un unicum in terra modenese, certifica l’alta disponibilità finanziaria del frate, che grazie all’eredità della madre poté fronteggiare gli alti costi di produzione.

Lo studio recupera dunque le scelte artistiche di Monesi che affidò la propria memoria al pregio dei materiali e al prestigio degli artigiani incaricati di lavorarli. Lo ribadisce lo stemma di famiglia in stucco dipinto, posto a coronamento dell’arco d’accesso alla cappella della sagrestia, qui finalmente decifrato.

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Pubblicato

2013-10-15

Come citare

Sirocchi, S. (2013). Le «eroiche azioni» di padre Angelo Monesi per il Carmine di Modena. INTRECCI d’arte, 2(2). https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/3974

Fascicolo

Sezione

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