«Sempre la fotografia mi stupisce». David Bowie, tra mito e cultura visuale
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/6371Parole chiave:
Bowie, Mito, Fotografia, Androginia, Cultura visualeAbstract
La recente scomparsa di David Bowie ha innescato un processo commemorativo che induce a ripercorrere la storia culturale, sociale, estetica, del costume, della moda e dell’arte degli ultimi quarant’anni. Non si può, quindi, non riflettere sui meccanismi che hanno portato alla nascita di quello che nell’immaginario collettivo è riduttivo considerare solo un simbolo del rock moderno.
Numerosi testi, prestigiose riviste e importanti mostre dedicano spazio alle infinite sfumature di quella che viene definita non solo icona, ma anche idolo, leggenda, star e mito. Tutti termini che presentano sottili interferenze tra loro come ha ben evidenziato Jean Jacques Wunenburger e che rimandano al concetto di mitologia. Infatti, a differenza di quanto sostenuto da alcuni che hanno parlato per l’epoca postmoderna di «demitizzazione» o «mito dell’assenza del mito» (Jewett e Lawrence), quest’ultimo è uno di quei fenomeni che occupano maggiormente l’esistenza umana anche nella contemporaneità.
Certamente le relazioni sempre più strette tra arte, mass media e pubblicità hanno avuto un ruolo decisivo nella ristrutturazione del concetto di mito, ma non ne hanno sostanzialmente cambiato il significato di fondo. Anzi, la riproducibilità di massa delle immagini, al contrario di quanto preconizzava Walter Benjamin parlando della caduta dell’aura, sembra aver aumentato il loro magnetismo “sacro”.
L’icona David Bowie è il frutto di una personalità poliedrica ed eccezionale che ha coinvolto e influenzato ogni possibile linguaggio della contemporaneità - moda, musica, teatro, cinema, performance, video e più di recente internet. Come sempre lo sguardo fotografico ne ha catturato e cristallizzato nel tempo le camaleontiche visioni rendendole eterne e “pungenti” nell’accezione che ne ha dato Barthes nel suo celebre libro.
Il forte legame creativo creatosi con “l’uomo che ha fotografato gli anni Settanta” l’inglese Mick Rock, ha prodotto immagini destinate a scrivere un pezzo di storia della fotografia contemporanea. Ziggy Stardust, il personaggio magistralmente interpretato e documentato da Mick Rock, è il simbolo della incantevole capacità di Bowie di fondere i due nell’uno, incarnando il mito dell’androginia come «principio guida della nuova Era» (J. Singer).
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