Le Cappelle Pepoli in San Domenico a Bologna: storia e arte di un mausoleo famigliare mancato
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/6428Parole chiave:
Pepoli, San Domenico, Jacopo Benintendi, mausoleo, sepolcroAbstract
L’intervento propone, attraverso l’indagine delle fonti archivistiche e cronachistiche e il confronto con le decorazioni plastiche e pittoriche, la ricostruzione delle vicende storico-artistiche delle cappelle Pepoli nella basilica di San Domenico a Bologna.
Il contributo, scritto a quattro mani, si divide in una prima parte di Ilaria Negretti che propone una ricostruzione della committenza della nobile famiglia Pepoli e in particolare della realizzazione e trasformazione delle sei cappelle e del sepolcro signorile, a partire dall’epoca della signoria di Taddeo nel 1337, per passare alla damnatio memoriae e all’abbandono dei lavori, causa l’infelice politica dei figli di questo, Giovanni e Giacomo, fino all’intervento di ripristino e di riabilitazione della memoria atavica, operato da Guido Pepoli e dai suoi eredi nel 1551.
Nella seconda parte, Paolo Cova offre invece un’attenta analisi stilistica dei due affreschi di committenza scacchesca che decorano la cappella di San Michele Arcangelo e che raffigurano i santi Tommaso d'Aquino e Antonio Abate. Le caratteristiche tecniche, stilistiche, connesse alle vicende storiche e documentarie hanno permesso di ricondurre l'opera a Jacopo Benintendi detto 'il Biondo', padre di Cristoforo, in un intervento pittorico di diretta committenza Pepoli tra il 1347 e il 1350. La presenza del pittore e di maestranze straniere che nello stesso periodo lavorarono in particolare ai rilievi del monumento sepolcrale di Taddeo, mostrano come i Pepoli elevarono il transetto sinistro della basilica a mausoleo famigliare.
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