«Non tanto per el guadagno quanto per l’onore». Marco Zoppo, le corti italiane e gli umanisti
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https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/7655Parole chiave:
Marco Zoppo, Felice Feliciano, Raffaele Zovenzoni, Bartolomeo Sanvito, Giovanni Marcanova, Quaedam antiquitatum fragmenta, Rosebery’s album, Umanesimo, corti italiane del 1400Abstract
L’articolo intende ricostruire, attraverso un discorso organico finora mai svolto, la fitta trama di relazioni umane e professionali intrattenute da Marco Ruggeri detto lo Zoppo (1432/33 - 1478) con gli umanisti e i letterati del suo tempo, nonché con le principali corti dell’Italia del nord. Come il suo più celebre collega Andrea Mantegna, anche Zoppo fu in stretto rapporto con illustri esponenti dell’Umanesimo settentrionale, per esempio l’antiquarius veronese Felice Feliciano, il medico umanista Giovanni Marcanova, il patrizio veneziano Marcantonio Morosini, il poeta triestino Raffaele Zovenzoni e il rimatore petrarchesco Giovanni Testa Cillenio. Queste dotte frequentazioni, testimoniate da lettere e menzioni elogiative contenute in alcuni carmi poetici, influenzarono i contenuti e le stesse modalità inventive dell’arte dello Zoppo. L’artista emiliano fu spesso coinvolto, in qualità di illustratore, in prestigiose imprese librarie e in altri lavori decorativi, quasi sempre connotati da un gusto spiccatamente antiquario.
Molto apprezzato per le sue doti di inventio, ben visibili soprattutto nel suo copioso e variegato corpus di disegni, Marco Zoppo fu un degno interprete di quella rinnovata passione per l’antico che coinvolse un’intera generazione di artisti e committenti padani a partire dalla seconda metà del XV secolo.
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