La collezione Sampieri, dalla dispersione all’auspicabile valorizzazione
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/8250Parole chiave:
Bologna, Sampieri, Collezione, Pinacoteca di Brera, Eugenio de BeauharnaisAbstract
All’inizio dell’Ottocento i Sampieri, gravati dai debiti, effettuarono una duplice vendita della loro quadreria. L’8 gennaio 1811 Francesco Giovanni Maria Sampieri (1790-1863), figlio di Luigi Sampieri (1758-1797), appassionato compositore dilettante di musica e in quanto tale aggregato all’Accademia Filarmonica nel 1807, vendeva al Governo italiano sei opere per «italiane lire 326.522,50». Destinate alla Pinacoteca della milanese Accademia di Brera, vi furono trasferite a cura di Andrea Appiani il 15 gennaio seguente. A Bologna Francesco Rosaspina e Felice Giani soprintesero all’imballaggio delle tele dei Carracci, di Reni, di Guercino e del rame di Albani. Le sei opere erano state già escluse dalla precedente Stima delli sottonotati quadri esistenti nella famosa Galleria Sampieri di Bologna del 31 ottobre del 1810. La Stima registra 129 dipinti, meno quindi dei 140 registrati negli inventari precedenti, e sono valutati 120.900 lire italiane. Saranno venduti per sole lire 27.777,50 al principe Eugenio Napoleone.
Restano a Bologna in palazzo gli affreschi dei Carracci nelle fughe dei camini e nelle volte delle sale, resta lo straordinario Guercino: Ercole lotta con Anteo. Mentre evoca il sublime della statuaria antica, Guercino ci fa partecipi di una rappresentazione quasi tangibile dello sforzo di Ercole per la vittoria sul gigante.
Come abbiamo visto, le opere mobili non sono più a Bologna. Assieme ad altre collezioni bolognesi, la città ha perso il «superbissimo Museo» dei Sampieri, «una Galleria, che non d’un privato Cavaliere, ma d’un Principe, anzi d’un Monarca degna può chiamarsi».
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