Ravenna e il vicino Oriente: i mosaici parietali di V e VI secolo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/3965Parole chiave:
Ravenna, mosaici,Abstract
Per il suo ruolo di ponte tra Oriente e Occidente la città di Ravenna, tra il V ed il VI secolo, grazie ai mosaici parietali degli edifici di culto, emerge fra i principali centri dell’impero, in virtù del fatto che l’arte musiva ravennate s’inserisce perfettamente in una koinè culturale e artistica che, in base a parallele vicende storiche e politiche, ha come comune denominatore il Mar Mediterraneo, epicentro di un articolato sistema di civiltà che per secoli ha raccolto e fuso armonicamente le culture di popoli eterogenei.
Con il progressivo declino di Roma, polo di sviluppo e fertile terreno di incontro delle nuove culture divenne Costantinopoli, da cui Ravenna, tre volte capitale dal 402 d.C., acquisì caratteristiche cosmopolite, assimilandone e rielaborandone autonomamente gli apporti ideologici e culturali. Accanto alle indubbie, ma non uniche né totalizzanti, influenze costantinopolitane sulla città adriatica, attraverso l’analisi delle decorazioni musive parietali è possibile tracciare un fil rouge che lega l’ultima capitale dell’impero d’Occidente ai centri del Vicino Oriente, in particolare alle aree greca, cipriota e siriaca, in relazione al contesto storico-religioso e ai principali elementi iconografici (compresi piccoli, ma indubbiamente significativi dettagli), iconologici, stilistici, tecnici e materici, puntualizzando, pur nell’eterogeneità, alcune salienti affinità. I programmi decorativi appaiono così concepiti con scopi dogmatici affini che travalicano le peculiarità territoriali di ogni centro preso in considerazione e il mosaico emerge quale mezzo di comunicazione più efficace ad esprimere con semplicità e splendore ad un tempo, i concetti del mondo divino e della politica imperiale, strettamente uniti tra loro, seguendo l’ideologia del periodo di appartenenza, in stretta connessione con il contesto monumentale.
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