Percorsi digitali per le immagini del fondo Supino: tra tutela, didattica e critica d’arte
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/4582Parole chiave:
Igino Benvenuto Supino, tutela, didattica, storia dell'arte, BolognaAbstract
Il lascito Supino, donato dagli eredi all’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Bologna nel 1952 come fondo documentale, comprende, all’interno della straordinaria eredità dello studioso, la raccolta di circa 8.200 immagini fotografiche. Si tratta di strumenti indispensabili per il lavoro del critico, raccolti secondo lo stile personalissimo degli studi condotti durante tutta una vita.La fotografia diventa, all’interno di una formazione personale, una risorsa preziosa per la conoscenza diretta e per lo sviluppo di percorsi critici, nonché per l’esercizio della tutela, divenendo essa stessa oggetto di studio. La strategica importanza della creazione di un fondo fotografico nel cuore del Dipartimento (ora delle Arti) grazie al generoso intervento degli eredi, ha permesso dunque il proseguimento di questi aspetti fondanti dell’esperienza dello studio di Supino: la critica d’arte, la tutela e la didattica, affinché anche le nuove generazioni potessero procedere con la medesima metodologia individuata dallo studioso stesso.
Il fondo fotografico è stato, negli anni, ordinato e organizzato per permetterne la consultazione agli studiosi; nel 2005, nell’ambito del progetto di valorizzazione dei materiali fotografici della fototeca del Dipartimento, è iniziata una campagna per l’archiviazione digitale delle immagini secondo gli standard dell’ICCD, effettivamente mai portata a termine a causa della mancanza di fondi dedicati.
È necessario, però, non lasciare incompiuto questo importante proposito, individuando obiettivi attuali che, oltre alla fondamentale archiviazione, possano prevedere anche la creazione di percorsi digitali di approfondimento, accessibili per ogni utente, affinché, tramite le nuove metodologie di fruizione digitale, si possa ripercorrere e conoscere la personale esperienza di conoscenza intrapresa da Supino.
L’aspetto della contestualizzazione nello studio delle opere di un vasto patrimonio artistico si è rivelata, d’altronde, un tratto distintivo della metodologia del critico: è necessario proseguire nella medesima direzione e offrire, attraverso la contestualizzazione proprio delle sue immagini di studio, percorsi trasversali che possano dialogare in maniera sistematica e interdisciplinare e che possano rispondere con reale efficacia alla vocazione didattica delle fotografie del fondo con l’ausilio delle molteplici possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
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